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15 giugno 2014

Incredibile: un ingegnere non soddisfatto disegna e produce la parte che verrà impiantata nel suo cuore!



Nel 2000, a Tal Golesworthy, un ingegnere britannico, è stato detto di soffre della sindrome di Marfan, una malattia del tessuto connettivo che causa spesso la rottura dell'aorta. L'unico rimedio allora disponibile era l'abbinamento di una valvola meccanica e anticoagulanti altamente rischiosi. Per un ingegnere come Golesworthy, la soluzione non era abbastanza efficiente. Così ha costruito da se il suo impianto che fa il un lavoro migliore rispetto alla soluzione esistente, ed è diventato il primo paziente a provarlo.

La correzione esistente, chiamata chirurgia Bentall, richiede cinque ore di chirurgia invasiva e un bypass cuore-polmone, dopo che la parte danneggiata dell'aorta viene tagliata e sostituita con un innesto e la valvola meccanica. Ma Golesworthy vide un'opportunità invece della disperazione: nessuno aveva pensato di utilizzare le tecnologie più moderne, cioè unire i risultati della risonanza magnetica con gli strumenti di computer design e le nuove tecniche di prototipazione rapida. Golesworthy ha visto la possibilità di creare un impianto in grado di sostenere se stesso e ridurre il rischio di coaguli di sangue, eliminando così la necessità di prendere quei pericolosi medicinali.

In due anni di lavoro, Golesworthy ha scoperto che la parte più difficile della creazione di questo nuovo impianto non era il disegno reale o la costruzione, ma le misurazioni non affidabili. Il movimento del cuore e di altri organi ha reso così diverse prospettive dando misure totalmente diverse. Per fortuna, la squadra ha capito che una scansione in un punto specifico del ciclo cardiaco dava loro le dimensioni di cui avevano bisogno.

Il prodotto finale è costruito di polietilene tereftalato, una plastica medica standard, e pesa meno di 5g. Può essere suturato direttamente in posizione da un chirurgo a costi relativamente bassi. I risultati parlano da soli: Golesworthy è stato il primo destinatario della sua creazione, e da allora, altri 23 hanno fatto il grande passo, con più persone in lista d'attesa. Golesworthy non vede questa  solo come una vittoria per chi soffre della Sindrome di Marfan, ma anche un messaggio alla comunità medica: "Sono tutti biologi e medici, e hanno bisogno di ingegneri" ha detto. Golesworthy vuole una maggiore collaborazione tra la comunità medica e gli ingegneri, che possono vedere soluzioni che i medici e i biologi non possono. Speriamo che la comunità medica sia in ascolto, abbiamo un testimone che prova, dopo tutto.

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